11.10.2020, La moda che fu (1/2)

   L’altro giorno abbiamo pubblicato nel box “questione di numeri” il dato di un -30 miliardi di fatturato nel settore della moda e accessori. Dicono, ma sono solo supposizioni, che in un ufficio pubblico di San Pietro al Natisone si era arrivati a portare un cambio d’abito a metà mattina, vestiti ovviamente griffati, borsette all’ultimo grido etc. Questione di sfoggio, mica di necessità. Durante l’emergenza sanitaria forse abbiamo scoperto la non sottile differenza tra abbigliamento e moda. È stato l’anno delle magliette anonime, delle tute da ginnastica, vestaglie e pigiami con cui nessuno si vergognava di filmarsi al cellulare. Siamo consapevoli che sostanzialmente ci vestiamo per gli altri, a volte anche per una sola persona. I produttori intanto stanno aggiornando i cataloghi, mentre le firma stanno andando in secondo piano …

10.10.2020, L’arrivo di una maestra d’asilo

   Il 1° ottobre segnava anche l’avvio delle lezioni alla scuola materna del nostro paese gestita dall’ONAIRC, l’Opera nazionale di assistenza all’infanzia delle regioni di confine, con asili in FVG e SüdTirol. La maestra doveva presentarsi entro il 30 settembre. Scendeva dalla corriera alle 09:15 e la vecchia scuola diventava da quel momento la sua abitazione e residenza. La maestra, infatti, doveva risiedere anagraficamente proprio nell’edificio scolastico. Accolta dalla bidella, era accompagnata nelle aule e poi nel suo alloggio, al primo piano, vista nord-ovest, 3 finestroni altissimi, un materasso di 4/a mano, una stufa, un tavolino e un armadio. Questo era il “benvenuto” all’insegnante, spesso accompagnato da lacrime di tristezza. E Ponteacco era una scuola di lusso, in paese passava la corriera che dava quel senso di continuità e collegamento con il mondo esterno. Come potevano sentirsi le maestre di Prossenicco? Di Masarolis o di Montefosca? Spesso alloggiate in edifici lugubri, all’ultimo piano, indifese? Il primo giorno di scuola la maestra preparava un tavolino all’ingresso della scuola (di fronte alla cucina) e dava l’avvio alle iscrizioni: 20-22 bambini, poi 18-20, poi 15-18 fino alla successiva chiusura. Adattarsi al nuovo ambiente certamente non è stato facile per queste ragazze giunte nei nostri paesi anche da lontano.

09.10.2020, Ieri la riunione del Consiglio direttivo

   In tutte le associazioni, il Consiglio direttivo è il cuore delle attività che vanno dalla gestione alla progettazione e il suo funzionamento è la garanzia del futuro dell’associazione stessa. Così avviene anche per la Pro Loco Ponteacco, le cui riunioni del Consiglio direttivo sono gradite, piacevoli, come avviene negli incontri tra vecchi amici. Anche ieri sera il clima era questo: ci ritroviamo volentieri, discutiamo costruttivamente gli argomenti scegliendo il meglio per la nostra Pro Loco che esce un po’ con le ossa rotte a causa di un anno nefasto, ma molto unita, come sempre, negli intenti. Ieri abbiamo analizzato la situazione finanziaria che, nonostante tutto, è sicura, ben strutturata, molto ben gestita (al centesimo). Nel corso della riunione sono stati stabiliti i turni domenicali fino al 06 dicembre, sono stati analizzati i vari aspetti della nostra associazione con l’indicazione di migliorie e piccoli (o medi) investimenti per offrire più servizi alle persone che chiedono il Centro per lo svolgimento delle feste. Il Consiglio ha approvato un lieve aumento dei prezzi del servizio-bar, che entrerà in vigore con il prossimo 01 gennaio. Domenica 25 si svolgerà un pranzo di solidarietà a favore di Verdiana Diaris, la ragazza rimasta gravemente inferma a causa di un incidente domestico. Confermata l’accensione delle stelle l’08 dicembre e altre iniziative durante il periodo natalizio. Valuteremo le prossime disposizioni sanitarie per organizzare la festa di fine-anno e dare così l’addio a un anno molto controverso e difficile.

08.10.2020, I mammoni diventano pessimi cittadini ? Scopriamolo! (2/2)

   Il primo campanello d’allarme lo vediamo nella vita di ogni giorno, quando una percentuale di genitori disprezza apertamente l’autorità scolastica. Con micidiali WhatsApp il gruppo di genitori distribuisce facili insulti alle maestre, anche davanti ai figli, dentro e fuori le mura domestiche. Oppure le mamme che si impongono contro la vaccinazione dei figli, come se fossero oggetti da confinare in casa. Il risultato di questo modello incentrato sulla “privatizzazione” della sfera sociale è il cittadino-bambino, quello a cui è stata spiegata la vita prima che potesse viverla, quello a cui nessuno ha detto di no e che ora crede di poter opporre il proprio credo individuale a ogni norma condivisa. Mamme che sono riuscite a ridicolizzare il virus, madri che hanno figli disadattati, che necessitano insegnanti di sostegno. Madri che spendono tutta la vita cucinare e cucinare, a lavare e lavare, mentre la pigrizia avvolge il pargolo già abituato a stare steso sul divano.  Da adulti avranno caratteri problematici come la vittima predestinata è la compagna o il compagno. Lo leggiamo ogni giorno sui giornali. In Svezia i giovani escono di casa a 17 anni, ma lì è un altro mondo: non si abbuffano di pasta Barilla, dove c’è casa

07.12.2020, I mammoni diventano pessimi cittadini? scopriamolo! (1/2)

   Secondo l’AMI, Associazione matrimonialisti italiani, il 30% delle separazioni è causato dalle ingerenze della suocera, che spesso mette il becco laddove non dovrebbe. Questo dato dovrebbe far riflettere perché nasconde un fenomeno sociale sempre più pervasivo: la dipendenza psicologica dei giovani dalla madre, una figura a volte ingombrante della quale non è facile “liberarsi”. Una condizione che spesso non produce solo adulti incapaci di crearsi una vita affettiva autonoma, ma cittadini infantili, lamentosi, individualisti, pericolosi per sé e per la collettività. I mammoni, secondo gli studiosi sono un autentica minaccia all’umanizzazione futura. Si tratta di un modello affettivo che può contagiare anche i padri e che si esprime nel prototipo di chi “sottomette servendo”. Il modello è questo: la madre, pur di non decadere dal trono, arriva a dedicare l’intera vita ai figli, fino a farli diventare sudditi fedeli e inetti nella vita …

06.10.2020, Ricordi scolastici di una paesana

   Le maestre erano brave persone che, essendo del luogo, conoscevano, almeno vagamente, da che famiglie provenivano i loro alunni. Attualmente, gli insegnanti devono continuamente aggiornarsi (non parliamo della situazione degli ultimi mesi!), ma nel dopoguerra non c’erano quelle esigenze. Gli unici aggiornamenti degli insegnanti erano quelli che facevano in classe: chiedevano ai bambini i fatti delle loro famiglie, le novità, commentando  con un “bene, bene”. La maestra Rade ogni tanto ci invitava a  casa sua, dove ci offriva qualche cosa di buono e poi ci faceva accomodare in salotto. Noi stavamo in piedi e lei si metteva a suonare il piano mentre ci faceva cantare una canzoncina. La maestra di quinta aveva una grande responsabilità: chi voleva/poteva andare alle medie doveva fare l’ esame di ammissione a San Pietro. Era un esame severo e selettivo. La maestra Marzolina, signora molto dolce e preparata, faceva andare a casa sua chi sapeva che era in grado di andare in prima media e dava lezioni extra, gratis naturalmente e contenta dei risultati ottenuti.

05.10.2020, Ieri al Centro

   Discreta la partecipazione di soci ieri al Centro. Una domenica contraddistinta dalla simpatia e cordialità di Elide e Bianca alle quali va il nostro ringraziamento. Hanno offerto saporite tartine con affettati e formaggio. L’argomento principale di discussione è stata la scomparsa di Ennio Dorbolò di Tarcetta (89) avvenuta ieri notte. Malato da tempo, è stato colto da probabile collasso lasciando tutti di sorpresa poiché è stato visto anche un paio di giorni fa. Il Cavaliere ha svolto dapprima la professione di insegnante elementare, per poi diventare direttore della filiale dell’allora Banca Cattolica del Veneto di San Pietro al Natisone. Ha fatto il possibile per aiutare gli imprenditori e per consigliare gli investitori. Gli ultimi anni li ha trascorsi nel bisogno di assistenza familiare collegato alla sua anzianità. C’è stato un incessante via-vai di persone ieri a casa di Ennio, considerato che i figli e la signora Regina sono molto conosciuti e benvoluti. Il funerale si svolgerà domani pomeriggio nella chiesa parrocchiale di San Giovanni d’Antro, mentre stasera sarà recitato il Rosario alle 19:00 nel Centro polifunzionale di Tarcetta. C’è attesa tra i Consiglieri della Pro Loco per la riunione programmata giovedì prossimo. Auguriamo a lettrici e lettore una settimana buona, proficua e in salute.

04.10.2020, Ricordi scolastici di una paesana (3/4)

   Arrivarono a Ponteacco tre nuove maestre che provenivano da San Pietro. In quei tempi le maestre erano molto rispettate sia dai bambini che dai genitori. Erano figure autorevoli, depositarie del “sapere “. I nostri nonni erano analfabeti o semianalfabeti. Sapevano apporre la propria firma sotto una lettera, scritta da altri sotto dettatura, o sotto un documento, pure redatto da altri. Alcuni, addirittura, per firmare usavano una croce. I nostri genitori avevano fatto le elementari ed alcuni, pochi, leggevano il giornale. Pochissimi avevano libri in casa, forse il libretto delle preghiere o il libretto del negoziante che segnava gli articoli acquistati. Dunque, l’arrivo di queste maestre cambiò molto. Parlavamo italiano a scuola e venivamo trattati con una giusta severità. Imparammo canzoni  e giochi ed eravamo contenti e in silenzio assoluto, quando la maestra ci leggeva qualche pagina di un libro, ogni giorno un capitolo. Per me, il fatto che la maestra ci ascoltasse e facesse un complimento per un lavoro bene eseguito, era motivo di grande gioia. Potevamo raccontare a casa che la maestra era contenta di noi.

03.10.2020, Ricordi scolastici di una paesana (2/4)

   “La prima maestra che ricordo qui a Ponteacco, alla fine degli anni Quaranta, era una vecchia maestra di Vernasso, che chiamavamo “Oca”, pur non sapendo il significato della parola. Premetto che in quegli anni tutti parlavano l’idioma delle valli ed i bambini avevano poca dimestichezza con l’italiano. La signora, anziana, grassa, vestita di nero, si muoveva per la classe con una bacchetta che ogni tanto usava sulle nostre mani e apostrofando le bambine con “oca”. Non ricordo cosa diceva ai maschietti. Un giorno qualcuno aveva sbadigliato sonoramente e lei si mise a gridare: “Chi ha sbadigliato?”. Nessuno rispose, per il solo motivo, credo, che nessuno conosceva il significato della parola. Al silenzio della classe, la signora reagì con il solito repertorio. Davanti al mio banco, in prima fila, stavano seduti due fratellini, gemelli, molto timidi. La mia compagna di banco, mi fece vedere, quello che a terra era il segno della loro paura: si vedevano due rivoli. Per fortuna, dopo alcune settimana fu sostituita da un giovane maestro che però rimase poco”.

02.10.2020, Ricordi scolastici di una paesana (1/4)

   “Ricordo che nel ’48  i  nostri primi giorni di scuola li abbiamo passati nel  “Zalon” di Riccardo, il padre di Olinto, Antonietta, Valentina e Giorgio. Dopo poco tempo ci hanno mandato nella casa di Emaz. Si entrava dalla parte della strada, ovvero di fronte alla cappella. Mancanza di servizi igienici e gran freddo dappertutto. Tutti contenti di poter andare nella nuova scuola, dove c’ erano 3 aule, con tanti scolari , fra cui alcuni multi-ripetenti. C’erano i gabinetti, con lo sciacquone, le stufe, anche se scaldavano pochissimo e solo la maestra  ne godeva il tepore se stava  installata in piedi davanti alla stufa. Bisognava stare attenti a non versare l’ inchiostro e ad asciugare bene le pagine con la  “carta asciugante”, o carta assorbente. Il primo giorno di scuola avevamo nella cartella (chi aveva la fortuna d’ averla): sussidiario,  due quaderni e un  astuccio contenente penna, pennini, matita e gomma. Qualcuno aveva una scatola di colori, da sei o -raramente- dodici. Erano drammi quando si guastava il pennino o era finito il quaderno. Erano piccoli attacchi alle  scarse finanze della famiglia. Non si faceva sport e raramente uscivamo durante la ricreazione. Eravamo contenti quando avevano introdotto il pranzo che si consumava nel corridoio tutti assieme”.