La nostra lettrice ci inoltra questa bella “new”. “Da vari anni la gente, in tutta Europa, già all’ inizio di dicembre prepara l’ albero di Natale e talvolta il presepio, addobba giardini e balconi. Fino a pochi anni fa si allestiva il presepio e l’albero di Natale un paio di giorni prima del 25 dicembre. Com’ eravamo contenti! Con altri bambini andavamo nei pressi del mulino a prendere il muschio, rami di pungitopo e sassolini o ghiaia che ci servivano per il presepio. Naturalmente sia il presepio che l’albero (di modeste dimensioni e proveniente dalla montagna) trovavano posto in cucina, perche’ era l’unico locale dove si passavano le giornate e che era riscaldato per alcune ore della giornata. Le luci colorate non c’erano ancora e dunque si usavano candeline fissate ai rami dell’abete e le decorazioni erano di vari tipi, dal mandarino appeso al filo, al torroncino, con qualche pallina e festoni color argento”.
25.11.2021, L’autunno
Secondo contributo di una nostra affezionata lettrice: ” Torno alla parola autunno. Da alcune settimane riscaldiamo le nostre case e ci vestiamo in modo adeguato. Perfino per andare a San Pietro, anzi , da Ponteacco Nord a Ponteacco Sud (perdonatemi l’ ironia) si va in macchina, senza il pericolo di avere geloni. Penso che pochi sappiano cosa siano, per loro fortuna. La nostra vecchia scuola, che appena inaugurata sembrava un grande passo di civiltà, era grande, con aule enormi poco riscaldate, pluriclassi con molti ripetenti e gabinetti veri. Eravamo vestiti poveramente: le bambine indossavano gonne anche in inverno e i maschietti calzoni corti anche se gelava. Giacche e cappotti non si conoscevano. Le mamme che avevano imparato a cucire da Ida (LA sarta dell’epoca!) rivoltavano vecchi cappotti, trasformavano vecchi vestiti in gonne, lavoravano a maglia. Si alzavano alle 5 del mattino per accendere il fuoco in cucina, stirare i grembiuli dei bambini, mungere la mucca, dar da mangiare alle galline, preparare la colazione dei bambini, andare alla fontana a prendere l’acqua, fare il bucato nella mastella… Piu’ o meno tutti avevano l’orto, almeno una mucca, galline e conigli, un bosco che forniva legna. Si viveva. Malattie e morti erano considerati come fatti ineluttabili. Le scuole aprivano i battenti il primo di ottobre e ciò andava bene per le famiglie, in quanto i bambini davano una mano con la vendemmia, la raccolta delle noci, delle castagne e portavano qualche fascina di legna a casa. Passato novembre, arrivava dicembre spesso rigido e con abbondanti nevicate”.
24.11.2021, Epidemia
Riceviamo da una nostra affezionata lettrice quattro contributi alle news, interessanti, che pubblichiamo molto volentieri. Il primo riguarda considerazioni sull’epidemia e le sue conseguenze. “Un altro autunno in piena epidemia! Oltre alle varie preoccupazioni, dobbiamo pure essere spettatori di violente scene, quasi di guerriglia urbana, senza poter far niente per riportare almeno un po’ di serenità e senso di solidarietà nelle nostre città. Tutto a causa/ grazie a/ per motivo di un vaccino. Anche nella nostra regione nei tempi passati sono morte moltissime persone per mancanza di vaccini, che tutti quelli che ora protestano hanno avuto da bambini. Durante la prima guerra mondiale ci sono state molte vittime della cosiddetta influenza spagnola; subito dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati tanti decessi causati dalla poliomielite, che a quel tempo -in mancanza di conoscenze mediche- era chiamata paralisi infantile. In seguito sono stati scoperti tutti i vaccini che conosciamo (difterite, pertosse, tetano, poliomielite, ecc) e che hanno permesso ai bambini di non ammalarsi. Ricordo che, prima, in ogni famiglia si poteva contare almeno un figlio che moriva in età giovanissima. Sono una persona anziana ed ho vissuto quei decenni, contenta ora di vedere come la scienza aveva migliorato la nostra vita. La salute non era l’unica preoccupazione delle famiglie Povertà, mancanza di lavoro, condizioni igieniche quasi da terzo mondo (appena negli anni Cinquanta si aveva l’ acqua corrente in casa e pochissimi avevano un vero gabinetto in casa; il bagno era una chimera), emigrazione, casi di alcoolismo, talvolta ancora analfabetismo”.
23.11.2021, Vax – no vax (2/2)
Riprendendo la notizia dell’altro ieri, l’economia risente positivamente di tutta questa confusione causata dalla pandemia al punto che, e sono i dati di giovedì scorso, l’export FVG è cresciuto del 28,6%. I pro-vax riconoscono che i contagi calano grazie ai vaccini. Non è solo questione friulana o italiana, ma internazionale: c’è una parte riottosa, melmostosa, che parla di complotti che si identifica in pagine di sdottoramenti di Facebook e un’altra che va avanti per la propria strada. Chiediamoci: ma gli apocalittici non è che remino contro gli interessi di tutti, visto che sentenziano cosa su cosa non si deve fare? Come dire che c’è chi fa e c’è chi fa problemi. È di sabato la notizia di un 50enne di Padriciano, padre di due bambini, morto nel suo letto perché non credeva al virus e si curava con metodi fai-da-te, magari visti, appunto, su Facebook. La vedova no-vax, insegnante di religione, era entrata in aula attraverso la finestra pur di non dover esibire il documento verde: la notizia fu riportata su tutti i giornali. E oggi il funerale del marito.
22.11.2021, Ieri al Centro
È tempo di chiodini. Numerosi appassionati della ricerca di funghi si sono addentrati nei boschi, lungo i sentieri più accessibili e il risultato è ottimo. Tanti funghi da guastare in mille modi. La giornata di ieri è trascorsa nella massima tranquillità, visto anche il tempo non dei migliori, con una fitta nebbia nel corso della notte tra sabato e domenica. le condizioni del tempo saranno ad una svolta soprattutto da giovedì in poi, con caratteristiche in linea alla stagione, dopo un periodo di autentica primavera. Buono il turno di Lorenzo che, da solo, ha acceso la stufa, ha acquistato i giornali, ha preparato qualche stuzzichino e ha gestito un discreto numero di soci presenti in sala. Siamo tutti vaccinati, lo sappiamo per (quasi) certo, ma si può fare di più sul fronte della prevenzione, specie nelle sale chiuse come la nostra. Si dice: “Sperin ben!” e con quest’augurio ci rivolgiamo ai soci per una nuova settimana carica di soddisfazioni.
21.11.2021, Vax – no vax (1/2)
Nessuno avrebbe mai immaginato che l’epidemia avesse avuto la capacità di spaccare in due la società e a volte anche le stesse famiglie. Accade anche in paese tra pro-vax e no-vax. Le distanze tra i due fronti sono assai pronunciate. Poi, da una parte ci sono i catastrofisti che vedono nero dappertutto; loro pensano che gli ingressi nei luoghi comuni saranno una catastrofe, la didattica a distanza sarà la morte della scuola e la nascita di una generazione di semi-analfabeti, che il vaccino ci farà morire prima e che l’obbligo del certificato verde è un attentato alle libertà. E lo sottolineano a Trieste, Monaco, Vienna, Lubiana, Milano, Gorizia. Dall’altra parte c’è una maggioranza forse un po’ più silenziosa, che ha risposto con il proprio senso civico al cambiamento delle abitudini imposto dall’emergenza, che vede il lavoro da casa come un’occasione di crescita tecnologica e sociale. In paese ci sono un paio di studenti universitari che considerano le lezioni metà in presenza/metà in distanza come un vantaggio irripetibile …
20.11.2021, Gli amuleti (2/2)
Anche le piante hanno avuto, soprattutto in passato, grande attenzione per invocare la buona sorte. Si parla di “magia verde” perché si preparavano con esse polveri, rimedi, medicamenti usaati sia dalle guaritrici che dai guaritori e curatori di campagna. C’erano piante particolari, autentici amuleti, con le quali si facevano tisane e bevande o pozioni magiche, a volte preparati anche da potenziali streghe. C’erano piante repulsive dei diavoli, tra queste l’aglio, la ruta, il sambuco, l’assenzio, la rosa comune, l’ortica, il rosmarino, ognuna dotata di poteri repulsivi. Il quadrivio delle Lovinza, dietro casa Mattelig, era il luogo dove si praticavano riti esoterici per liberare parti del corpo dall’insidia del male. La persona pronunciava parole incomprensibili e versava sul punto dolente parte del liquido contenuto nel koràz (mestolo). Qualcuno teneva in camera una mela cotogna o spighe di lavanda per scongiurare gli incubi notturni. Si tratta di un mondo molto complesso, che sconfinava in riti pagani, naturalmente avversati dalla Chiesa.
20.11.2021, Gli amuleti (1/2)
Sono oggetti “rispettati”, di piccole dimensioni ritenuti capaci di preservare, prevenire, respingere e combattere gli influssi negativi, i malanni e le disgrazie. Molte persone sensibili tutt’oggi ne collezionano o, quando si fanno le grandi pulizie di casa, li conservano con l’ormai solito pensiero del “non si sa mai”. Sono strumenti in grado di creare resistenza alle inside del male, della sventura, quindi un rimedio pratico che oppone positività a negatività, una specie di trappola nascosta che intende contrastare le avversità. Anche in paese si ricordano molte persone dotate di oggetti che aiutano la buona sorte. La credenza popolare attribuisce ancor oggi una specie di energia soprannaturale, capace di proibire il negativo. Primeggiano gli amuleti di carattere sacro nella convinzione che essi, intrisi di potere divino, siano in grado di contrastare efficacemente le ostilità della cattiva sorte. Ancor oggi, sempre durante la pulizia di cassetti e armadi, si fa fatica a gettare un santino, una riproduzione di immagine sacra, che a pieno titolo rientrano nell’elenco degli amuleti, che oltre a religiosi, riguardano un’infinita oggettistica priva di impronta sacra, ma di forte carica magica ed esoterica. Potenti amuleti materiali erano considerati i metalli, soprattutto oggetti di ferro, ritenuto molto importante per il magnetismo. Anche il legno aveva le sue virtù salvifiche: le verghe di nocciolo e di betulla erano utilizzate per battere gli indumenti che potevano essere intrisi di stregonerie, ma anche per difendere il bestiame. Con legni particolari si costruivano le croci delle Rogazioni primaverili, con tutta la simbologia legata a quella cerimonia. Anche il bosso era considerato un amuleto. È un legno molto duro con il quale si preparavano i rosari.
18.11.2021, Il bacio della Croce
La nostra chiesa è dotata di una preziosa croce d’argento del XVI secolo che stupì, per la sua bellezza, anche l’arcivescovo in visita da noi nel 2013. Era adorata nei secoli dopo che la Chiesa istituì le parrocchie, affiancandole alla preesistente suddivisione del territorio friulano in pievi. Si istituiva così il “Bacio della Croce” un rito particolarmente sentito dai fedeli. Ecco come fu descritta la cerimonia secondo il rituale aquileiese: “… Ogni comunità cristiana, rappresentata dalla sua croce astile decorata con nastri multicolori, donati dalle spose dell’anno, si raduna e rende omaggio alla propria croce sfiorandola con un bacio simbolico …”. Dopo la cerimonia i fedeli si avviano ai propri posti per partecipare alla messa in ASE-Antico slavo ecclesiastico, mentre nel resto della regione la messa era celebrata in lingua friulana. La descrizione è una sintesi efficace dello svolgimento, delle motivazioni e del significato comunemente percepito di una cerimonia molto seguita. Il significato precipuo di questa cerimonia consisteva nel riconoscimento della chiesa di Aquileia come “matrice” da parte delle chiese ad essa sottoposte. Si poneva l’accento sul significato giurisdizionale della vasta area ecclesiastica aquileiese unito alla solennità etnico-religiosa. Questo gesto, questa funzione che si celebrava il giorno dell’Ascensione rappresentava la fratellanza tra le varie parrocchie e l’idea di appartenenza a una identità ben precisa, valligiana. Anche Tiglio aveva la propria Croce. La chiesa di San Luca era un punto di riferimento per le prime popolazioni della Valle. Secondo i dati a disposizione, per molti anni fu anche l’unico cimitero della valle.
17.11.2021, I luoghi del ballo (2/2)
È interessante ripercorrere a sommi capi alcuni episodi della storia del ballo. La capitale delle danze era naturalmente Udine nella cui piazza San Cristoforo era montato un palco dove per molti giorni d’estate si esibivano piccoli complessi. Anche la Gorizia austriaca attirava molte persone dalle Valli per la grande festa di Sant’Ignazio e San Vito dove i balli duravano fino a notte fonda, dove si potevano assaggiare gustosi salsicciotti e dove gli organizzatori devolvevano i guadagni in beneficenza. Il ballo della festa di San Giovanni, in borgo Carinzia, fu vietato all’ultimo momento poiché gli organizzatori erano persone poco raccomandabili e dedite all’alcol. La Chiesa per secoli ha continuato a condannare la frenesia del ballo come fonte del peccato e del vizio, soprattutto per le donne che avevano il “potere di provocare l’uomo” e di indurlo nel peccato. Tuttavia i fedeli intimoriti non rinunciavano a fare i tradizionali quattro salti, a costi di rischiare tremendi commenti a fine festa. Rimane nella storia del ballo la sagra dei santi Pietro e Paolo a San Pietro al Natisone, agli inizi del secolo scorso. Numerose coppie ballavano allegramente la “ziguzaine”. Tutte le coppie si fermarono al suono dell’Avemaria e, insieme ai suonatori, si inginocchiarono e pregarono per devozione. Altri invece protestarono per la licenziosità delle coppie e firmarono con la croce, in quanto analfabeti, un appello al prefetto contro uno scandaloso ballo pubblico tenuto in paese proprio in occasione della festa patronale.