23.02.2020, Ti amo.

Come dire “Ti amo” alla persona a cui vogliamo bene? Dipende dalla situazione e anche dalla lingua (intesa come codice linguistico). In tedesco, e Beppina ce lo può confermare,  si dice Ich habe dich lieb –provo amore per te- rivolgendosi a un genitore, al fratello/sorella, al caro amico, mentre si riserva il famoso Ich liebe dich  –ti amo- alla persona del proprio amore sentimentale. Era l’unica frase che i ragazzi sampietrini sapevano pronunciare in tedesco, all’arrivo delle tedesche in vacanza. In spagnole il Te quiero significa sia “ti amo” che “ti voglio”, oppure “mi piaci” ed è diverso dal Te amo, espressione solenne, riservata e decisamente meno focosa. In inglese, gli extracomunitari di quel Paese danno tre significati diversi al I love you: 1. sento affetto per te; 2. ci tengo a te, oppure 3. mi importa di te. Nessuno in Friuli direbbe al proprio padre “ti amo”, così come gli americani dicono Love it!. Un “ti amo” romantico è il francese Je t’aime, che può indicare sia lussuria che affetto. Lingua o non lingua, l’importante è scambiarsi il più possibile frasi d’affetto, sia per il partner, che per i genitori, i parenti stretti e la ristretta cerchia di amici che tutti noi abbiamo.  

22.02.2020, I nostri soldi.

   Tutti abbiamo un conto bancario o postale e chiunque abbia un conto corrente affida i propri soldi al sistema finanziario. A fine mese chiuderà la filiale Crédit Agricole di San Pietro al Natisone. Si trasformerà in recapito della filiale di Cividale. Ne è passato di tempo con l’allora Banca Cattolica del Veneto diretta per anni dai signori Bacchetti e Dorbolò. Oggi, quanti di noi si chiedono come vengono investiti i depositi? Se contribuiscono all’economia locale oppure finiscono in un paradiso fiscale? Se sostengono l’agricoltura biologica o il commercio di armi? Magari percorriamo la ciclabile Ponteacco-San Pietro in chiave ecologica e poi involontariamente affidiamo i nostri risparmi a chi investe in società petrolifere. Dunque, come non essere consapevoli di progetti dannosi per l’ambiente, per la pace, per le persone? Finché le cose vanno bene, le banche moltiplicano i loro profitti; quando il giocattolo si rompe, interviene il “pubblico”. Un po’ è come giocare al casinò Aurora: se vinco mi tengo (giustamente) il malloppo, se perdo ho un paracadute. L’unica è capire come funziona il sistema e se non si è convinti, occorre puntare sulla finanza etica: quella che dà garanzie di investire in progetti sociali e ambientali positivi per la collettività. Gli esempi sono in aumento.

21.02.2020, La celù

   Riallacciandoci alla notizia di ieri, è sensibilmente migliorato il rispetto verso l’ambiente.  Enzo sostiene che ci vorranno almeno altri cent’anni per vedere smaltita la quantità di immondizie gettata nelle celù del Natisone nei precedenti decenni. La celù è l’orlo della forra, dalla quale si immaginava che la grande quantità di rifiuti fosse assimilata, smaltita, riciclata o portata via dalle piene del fiume. Oggi si trovano ancora resti di mastelloni in lamiera, lavadôri in plastica, componenti di fornelli a gas, resti di materiale d’edilizia quali piastrelle (indistruttibili nel tempo), laterizi e un infinità di secchi, bottiglie, latte dell’olio Topazio. Fino alla fine degli anni ’70, quand’è cominciata la raccolta dell’immondizia, dapprima conferita dalle parti del cimitero di San Pietro al Natisone, poi in cava a Ponteacco, dove i resti di quella civiltà sono ancora visibili. Erano tre le celù in funzione: la prima dietro casa Battistig, dove andava di tutto, compresi i resti di potature e di giardinaggio; di grande importanza (purtroppo) era quella in fondo al sentiero che porta al mulino costituita dall’alta cascata dell’acqua fognaria del paese e l’ultima poco più avanti, verso lo stesso mulino, che guardava in direzione Spagnut. Tutto il corso del Natisone era costellato di discariche. Oggi c’è la consapevolezza diffusa tra tutta la popolazione: a parte il rischio di sanzioni, nessuno oserebbe offendere più l’ambiente.

20.02.2020, Sul clima, negare è impossibile.

   L’inverno 2019-2020 sarà ricordato come uno tra i più caldi della storia. La temperatura minima della stagione ha raggiunto qui a Ponteacco un modestissimo -2.5°C e l’andamento di questa stagione pazza è stato più volte l’argomento di discussione al Centro. Possiamo dire che il riscaldamento globale non è più un’invenzione degli scienziati: il ghiacciaio del Canin, sopra Sella Nevea, è sparito per non parlare dei macro-eventi che si sono registrati nel mondo: alluvioni a Venezia, incendi immensi in Australia, ondata di caldo in Norvegia. Insomma, tutto è stravolto e non manca la preoccupazione per le prossime stagioni, chissà se caratterizzate da eventi estremi. Eppure gli scettici, ad iniziare da Trump, non hanno cambiato le loro idee e continuano ad anteporre il profitto economico e lo sviluppo dell’industria agli sforzi internazionali (che costano a tutti noi europei) per scongiurare un ulteriore aumento della temperatura globale. Il primo ministro australiano Scott Morrison nega il cambiamento climatico e ben gli stanno gli incendi che hanno devastato il suo Paese, a discapito di koala e canguri. I roghi hanno causato almeno 26 vittime e la distruzione di duemila case, ma evidentemente non basta. L’Australia, ad esempio è uno degli Stati con le più alte emissioni di gas-serra pro capite, con ritardi incomprensibili rispetto agli accordi presi. Insomma i segnali d’allarme abbondano ed è ora che i politici riconoscano i propri gravissimi errori. Non nel nostro piccolo contribuiamo ad una corretta differenziazione dei rifiuti, abbiamo cambiato più della metà di lampadine, ci sono sempre più pannelli fotovoltaici. C’è una maggior consapevolezza e responsabilità verso l’ambiente.

19.02.2020, I leccapiedi.

I leccapiedi

   La notizia di oggi prende spunto da una discussione al Centro, domenica scorsa. Anche nel nostro seppur piccolo paese si presuppone ci sia stata, o c’è ancora, la presenza di “leccapiedi”, termine spregevole che indica gli adulatori. Fanno rabbia, usano complimenti falsi per manipolare gli altri, calpestando la verità e la giustizia, oltre alla loro stessa dignità (qualora ce l’abbiano). Nel mondo del lavoro, qualunque esso sia, la figura dell’adulatore c’è sempre stata e alcuni racconti sentiti dagli spettatori di questa vicenda, fanno rizzare i capelli. Eppure, con queste manovre, spesso riescono ad ottenere ciò che vogliono e che magari non meritano. Gli incensatori sono presenti da quando è mondo e soprattutto dal feudalesimo in poi, quando il principe o il padrone andava incensato, coccolato, anche a discapito degli altri. Ecco perché questi personaggi sono definiti con termini carichi di disprezzo: leccac…, lecchino, ruffiano, signorsì. Alcuni anni fa la Corte di Cassazione ha ufficializzato che dare del “lecca…” ad una persona è un’ingiuria in quanto ha una valenza mortificatoria della persona, anche se è la stessa persona … mortificante. Il saggio Dante aveva ficcato gli adulatori nel penultimo cerchio dell’Inferno (dopo i tiranni, gli assassini, gli usurai), immersi nello sterco fino al collo.

18.02.2020, Cosa mangiavano i nostri soldati durante la II Guerra mondiale (2/2).

   Sul fronte libico, esistevano le razioni di emergenza, o non meglio specificati “pasti di riserva”: nr. 2 gallette di granoturco senza sale (gr. 400) e carne in scatola che i soldati chiamavano “Arabo morto” per il fetore che emanava. Era, dunque, facile inviare soldati ai fronti: malvestiti, denutriti, senza la minima assistenza sanitaria. Agli americani andavano  scatolette fresche di carne e fagioli o carne e patate, uova disidratate, crackers, biscotti, barrette di frutta e cioccolata, caffè istantaneo liofilizzato, gomme da masticare, zucchero, sigarette e carta igienica. Gli inglesi si spalmavano generose paste di fegato, di salmone e stufati di manzo. I tedeschi avevano il privilegio di saziarsi con cucine da campo, con al massimo 4.500 calorie. 

17.02.2020, Ieri al Centro.

   “Le spese hanno superato gli incassi”, è un modo di dire per sottolineare che la domenica di ieri al Centro è stata molto contenuta in presenze. La parte del leone l’ha fatta San Pietro al Natisone. L’arcivescovo di UD ha celebrato due messe, una in Casa di Riposo e una in chiesa parrocchiale. Il presule ha visitato tutte le camere che ospitano persone a letto, confortandole con una preghiera e la benedizione.  Ha impartito l’estrema unzione alla signora Emilia (95) che, una volta ricevuto il sacramento, è spirata nello stupore ed angoscia dei parenti lì presenti per assistere la messa come ogni domenica. Momenti concitati nella Casa per anziani, mai successa una coincidenza così puntuale. La messa delle 11:00 ha richiamato numerose persone anche dal nostro paese. È stata concelebrata dall’arcivescovo, da don Mario (radioso) e dal diacono. Al termine i presenti si sono recati nella sala parrocchiale della canonica dov’è stato offerto un rinfresco. In pomeriggio tanta, ma tanta gente alla sfilata dei gruppi mascherati. Migliaia di persone hanno applaudito i Blumari di Montefosca (vedi foto) e tutti i gruppi ospiti. Una festa collettiva dove tutti si sono divertiti. Il bel tempo e la temperatura mite ha fatto da sottofondo a questa manifestazione che ha dato enorme soddisfazione agli organizzatori. Auguriamo una buona settimana.

16.02.2020, Cosa mangiavano i nostri soldati durante la II Guerra mondiale(1/2).

   Ponteacco e le Valli hanno dato il loro enorme contributo alla II Guerra mondiale, in termini di vite, di inabilità permanenti, di famiglie distrutte da lutti e privazioni. Abbiamo effettuato una piccola ricerca per sapere come, cosa e quanto mangiassero i nostri militari al fronte. Le cose non andavano bene, perché l’apporto calorico medio era meno della metà di quello degli Alleati. Se gli statunitensi potevano contare sugli sforzi di un’industria alimentare già collaudata, che prevedeva la confezione di “razioni A” (6.000 calorie), “razioni B” (4.500 calorie) e “razioni K” (3.000 calorie), distribuite a seconda della difficoltà/impegno della mansione, se gli inglesi erano riforniti con razioni da 5.000 calorie, i nostri soldati facevano la fame: 1.500 calorie al giorno. Un soldato delle Valli, del nostro paese, se era fortunato, beveva una tazza di caffè al giorno con due gallette (chiamiamole con un eufemismo: “fette biscottate”), una gavetta di pasta o riso in brodo con 375 grammi di lesso, pesato con l’osso (quindi con ben poca carne), una minestra di verdure o legumi. In prima linea il rancio non sempre arrivava ed Ermanno Cornelio (fronte russo) ricordava di aver patito la fame, oltre a ritornare a casa con i piedi congelati a causa della mancanza di calzature adeguate …

15.02.2020, Faciamo attenzione al presenzialismo.

   Parlando con un agente delle Forze dell’Ordine, impegnato con altri a reprimere la piaga dei furti nel cividalese, è emerso un aspetto non nuovo, ma degno ancora di nota: il presenzialismo virtuale con i rischi che ne derivano. Chi di noi non ha mai peccato di “vanità” esponendo le proprie gesta sui social come fossero piccoli trofei! La foto dalla Torre Eiffel, l’hotel extralusso di Vienna, la vacanza alle Maldive. Si scatenano i ladri, sempre più specializzati nel cercare e nel pedinare le proprie vittime con successivi furti nelle abitazioni, furti di identità e di altri dati sensibili. «Se un furto appare inspiegabile, una tra le piste investigative seguite è anche quella dei social» ha detto il pubblico ufficiale, aggiungendo che se una volta si lasciava accesa una lampadina per segnalare la propria presenza in casa, oggi sarebbe meglio postare le proprie avventure o stravaganze una volta tornati a casa. I ladri scoprono tutto e hanno tempo d’agire in tranquillità. Meglio profili chiusi, meglio non accettare l’amicizia di sconosciuti, così come si diceva un tempo di non accettare caramelle da estranei. Ci sono altri rischi per chi fa presenzialismo: vai alle Maldive e dichiari 10mila Euro? Ti vanti di abiti costosi? Di gioielli ricevuti ieri nella ricorrenza di San Valentino?  Facciamo attenzione perché la foto tra i monti della Svizzera potrebbe costare meno delle cartelle esattoriali e parcelle legali.

14.02.2020, San Valentino, la festa degli Innamorati.

   Il culto di questo santo si diffuse in tutta Europa dai benedettini durante il Medioevo e trovò grande fortuna proprio per la sua strategica collocazione al 14 febbraio, quando la natura inizia a risvegliarsi sotto i raggi sempre più tiepidi del sole alzatosi ormai di molto sulla linea dell’orizzonte. In alcuni Paesi d’EU si diceva che in questo periodo dell’anno gli uccelli cominciavano ad accoppiarsi e che “ogni Valentino sceglie la sua Valentina”; da allora il martire divenne a pieno titolo il “patrono degli innamorati”, titolo universalmente riconosciuto e ancor oggi di inesaurita fortuna. Divenne protettore contro le crisi epilettiche ed in generale le malattie psichiche. In FVG c’era l’usanza di benedire un panetto dalla forma attorcigliata a “8” (kolač) distribuito poi ai fedeli nell’ambito del ripetuto messaggio simbolico del pane, trasmettitore di vita. Tutto conferma l’importanza calendariale della festa di San Valentino, riconosciuta soglie e confine stagionale. Ad Azzida erano benedette anche chiavette un tempo di stagno e lunghe candele sottili. Le prime si appendevano al collo e premute per qualche istante sulla fronte del bisognoso, mentre le candele erano accese durante le crisi di epilessia di qualche persona. Oggi la ricorrenza di san Valentino è anche una festa consumistica, soprattutto per gioiellieri, ristoratori, negozi di regalistica. Auguriamo una splendida festa agli innamorati, il sentimento nobile che lega tutte le persone. Stasera appuntamento ad Azzida.