Seconda parte dell’articolo inviato da una lettrice: “Le castagne erano molto importanti e nei periodi difficili sfamavano le famiglie .Castagne lesse, castagne al forno, farina di castagne per fare pane e dolci. Per alcuni una mangiata di castagne era il pasto della giornata. Venivano portati dai boschi enormi carichi di ricci che gettati nei cortili aspettavano di essere aperti. Le castagne si selezionavano per bellezza e grossezza e poi vendute al mercato. Il resto se lo mangiava la famiglia e gli scarti, che erano abbondanti, si davano agli animali. Mio padre, parlando del bene prezioso che era la castagna, ci raccontava spesso che durante la guerra, per pagare il funerale di sua mamma aveva venduto tutte le castagne che aveva raccolto! Per due giorni lui e la mamma andavano su e giù per la montagna per mettere insieme la quantità necessaria da portare a Cividale e venderle al migliore offerente. Mi auguro che ci siano ancora dei valligiani che affrontano la fatica di andare nel proprio bosco e possono godere in famiglia questo prezioso frutto”.
30.11.2021, Le castagne (1/2)
Riceviamo da una nostra lettrice: “Ci sono molti castagni nei nostri boschi, ma poche persone vanno a raccoglierne i frutti. Prima di tutto percé i boschi sono molto folti e non si arriva facilmente ai castagni ed anche perché la gente si è impigrita. Però arrivano “turisti” che sanno dove inoltrarsi e portano via, anzi rubano, tutte le castagne che riescono a trovare. Pochi decenni fa sulle nostre montagne c’ erano molti prati che venivano regolarmente sfalciati. I sentieri che partivano dal paese, dietro la casa di Del Zotto erano facilmente percorribili, c’erano sorgenti, i confini erano ben delimitati. Salendo verso la cima si incontrava sempre qualcuno del paese: chi tagliava legna, chi cercava funghi o -in primavera- fragoline selvatiche, chi andava a prendere il fieno dei covoni che si trovavano in montagna. Gli uomini portavano pesi enormi sulla schiena, scendendo ingobbiti lungo i sentieri”.
29.11.2021, Ieri al Centro
Il turno domenicale di Enzo e Savina al Centro ha lasciato spazio prima a un compleanno con numerosi bambini, terminato verso le 20:00, poi al turno di domenica prossima che sarà vedrà Laura & Patrizia le regione del Centro. È proverbiale la cortese e curata conduzione di Savina e Enzo, sempre disponibili a dare una mano alla nostra organizzazione. L’ha procurato Enzo il muschio che sarà utilizzato nel prossimo fine-settimana per allestire il nostro presepio in cappella. Buona l’affluenza di soci, tutti in regola con il green-pass imposto dalla normativa vigente in fatto di prevenzione nei locali al chiuso. La settimana che inizia oggi ci condurrà a dicembre e le feste si fanno sempre più vicine. Ci chiediamo un po’ tutti: come saranno? Avremo la possibilità di scambiarci gli auguri, oppure sarà come lo scorso anno quando il contatto era severamente vietato?
28.11.2021, Arriva il Natale (2/2)
Ricordo il freddo tagliente quando alla fine della Messa si tornava a piedi a Ponteacco, ma arrivati a casa, si trovava la cucina ancora calda e uno spuntino. Non si usava dare regali agli adulti. Niente pacchetti sotto l’albero di Natale. Con il passare degli anni hanno “messo in pensione” Gesù Bambino e lo hanno sostituito con Babbo Natale. Il 25 dicembre, tutti vestiti a festa, le famiglie andavano a messa e poi andavano a fare gli auguri ai parenti che abitavano nel paese. Si pranzava a casa, non come adesso in ristorante. Il pranzo era un po’ più sostanzioso di quello delle domeniche ma arricchito con una fetta di gubana fatta in casa. Che profumo nelle case quando dai forni si sprigionava il profumo delle castagne, si sentiva friggere o lessare gli strucchi, le gubane e le focacce venivano allineate sul tavolo! Esistono ancora quei profumi e quelle ore liete di attesa, senza pretese? . Si vivevano giornate serene e contenti di quanto si aveva.
27.11.2021, Arriva il Natale (1/2)
Ultimo contributo della nostra gentile lettrice, diviso un due parti. Ecco la prima: ” Il presepio richiedeva molto lavoro e fantasia: si creava una base con pezzi di legno messi in modo tale da creare monti e valli. Si ricopriva il tutto con il muschio; con uno specchietto si faceva un laghetto e con la sabbia si faceva una strada che portava alla capanna. I re magi venivano posizionati nel punto più lontano ed ogni giorno li facevamo avvicinare. Gesù bambino trovava il suo posto la notte di Natale. Fino ad una certa età si passava la vigilia in casa gustando gli strucchi lessi e poi, i bambini venivano mandati presto a letto e lo facevano senza protestare perchè sapevano che il mattino dopo avrebbero trovato un regalino (poche volte molti pacchetti) nelle scarpe che avevano messo sulle scale. Il mattino dopo, correvano a guardare cosa avevano ricevuto e correvano contenti dai genitori a mostrare cosa gli aveva portato Gesu’ Bambino. I regali erano: un mandarino, un caco, un torroncino, caramelle. Talvolta indumenti di lana fatti a casa con la lana ricavata da vecchie maglie. I giovani e quanti potevano muoversi da casa, a mezzanotte andavano a messa a San Pietro.
26.11.2021, La vita sta cambiando
La nostra lettrice ci inoltra questa bella “new”. “Da vari anni la gente, in tutta Europa, già all’ inizio di dicembre prepara l’ albero di Natale e talvolta il presepio, addobba giardini e balconi. Fino a pochi anni fa si allestiva il presepio e l’albero di Natale un paio di giorni prima del 25 dicembre. Com’ eravamo contenti! Con altri bambini andavamo nei pressi del mulino a prendere il muschio, rami di pungitopo e sassolini o ghiaia che ci servivano per il presepio. Naturalmente sia il presepio che l’albero (di modeste dimensioni e proveniente dalla montagna) trovavano posto in cucina, perche’ era l’unico locale dove si passavano le giornate e che era riscaldato per alcune ore della giornata. Le luci colorate non c’erano ancora e dunque si usavano candeline fissate ai rami dell’abete e le decorazioni erano di vari tipi, dal mandarino appeso al filo, al torroncino, con qualche pallina e festoni color argento”.
25.11.2021, L’autunno
Secondo contributo di una nostra affezionata lettrice: ” Torno alla parola autunno. Da alcune settimane riscaldiamo le nostre case e ci vestiamo in modo adeguato. Perfino per andare a San Pietro, anzi , da Ponteacco Nord a Ponteacco Sud (perdonatemi l’ ironia) si va in macchina, senza il pericolo di avere geloni. Penso che pochi sappiano cosa siano, per loro fortuna. La nostra vecchia scuola, che appena inaugurata sembrava un grande passo di civiltà, era grande, con aule enormi poco riscaldate, pluriclassi con molti ripetenti e gabinetti veri. Eravamo vestiti poveramente: le bambine indossavano gonne anche in inverno e i maschietti calzoni corti anche se gelava. Giacche e cappotti non si conoscevano. Le mamme che avevano imparato a cucire da Ida (LA sarta dell’epoca!) rivoltavano vecchi cappotti, trasformavano vecchi vestiti in gonne, lavoravano a maglia. Si alzavano alle 5 del mattino per accendere il fuoco in cucina, stirare i grembiuli dei bambini, mungere la mucca, dar da mangiare alle galline, preparare la colazione dei bambini, andare alla fontana a prendere l’acqua, fare il bucato nella mastella… Piu’ o meno tutti avevano l’orto, almeno una mucca, galline e conigli, un bosco che forniva legna. Si viveva. Malattie e morti erano considerati come fatti ineluttabili. Le scuole aprivano i battenti il primo di ottobre e ciò andava bene per le famiglie, in quanto i bambini davano una mano con la vendemmia, la raccolta delle noci, delle castagne e portavano qualche fascina di legna a casa. Passato novembre, arrivava dicembre spesso rigido e con abbondanti nevicate”.
24.11.2021, Epidemia
Riceviamo da una nostra affezionata lettrice quattro contributi alle news, interessanti, che pubblichiamo molto volentieri. Il primo riguarda considerazioni sull’epidemia e le sue conseguenze. “Un altro autunno in piena epidemia! Oltre alle varie preoccupazioni, dobbiamo pure essere spettatori di violente scene, quasi di guerriglia urbana, senza poter far niente per riportare almeno un po’ di serenità e senso di solidarietà nelle nostre città. Tutto a causa/ grazie a/ per motivo di un vaccino. Anche nella nostra regione nei tempi passati sono morte moltissime persone per mancanza di vaccini, che tutti quelli che ora protestano hanno avuto da bambini. Durante la prima guerra mondiale ci sono state molte vittime della cosiddetta influenza spagnola; subito dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati tanti decessi causati dalla poliomielite, che a quel tempo -in mancanza di conoscenze mediche- era chiamata paralisi infantile. In seguito sono stati scoperti tutti i vaccini che conosciamo (difterite, pertosse, tetano, poliomielite, ecc) e che hanno permesso ai bambini di non ammalarsi. Ricordo che, prima, in ogni famiglia si poteva contare almeno un figlio che moriva in età giovanissima. Sono una persona anziana ed ho vissuto quei decenni, contenta ora di vedere come la scienza aveva migliorato la nostra vita. La salute non era l’unica preoccupazione delle famiglie Povertà, mancanza di lavoro, condizioni igieniche quasi da terzo mondo (appena negli anni Cinquanta si aveva l’ acqua corrente in casa e pochissimi avevano un vero gabinetto in casa; il bagno era una chimera), emigrazione, casi di alcoolismo, talvolta ancora analfabetismo”.
23.11.2021, Vax – no vax (2/2)
Riprendendo la notizia dell’altro ieri, l’economia risente positivamente di tutta questa confusione causata dalla pandemia al punto che, e sono i dati di giovedì scorso, l’export FVG è cresciuto del 28,6%. I pro-vax riconoscono che i contagi calano grazie ai vaccini. Non è solo questione friulana o italiana, ma internazionale: c’è una parte riottosa, melmostosa, che parla di complotti che si identifica in pagine di sdottoramenti di Facebook e un’altra che va avanti per la propria strada. Chiediamoci: ma gli apocalittici non è che remino contro gli interessi di tutti, visto che sentenziano cosa su cosa non si deve fare? Come dire che c’è chi fa e c’è chi fa problemi. È di sabato la notizia di un 50enne di Padriciano, padre di due bambini, morto nel suo letto perché non credeva al virus e si curava con metodi fai-da-te, magari visti, appunto, su Facebook. La vedova no-vax, insegnante di religione, era entrata in aula attraverso la finestra pur di non dover esibire il documento verde: la notizia fu riportata su tutti i giornali. E oggi il funerale del marito.
22.11.2021, Ieri al Centro
È tempo di chiodini. Numerosi appassionati della ricerca di funghi si sono addentrati nei boschi, lungo i sentieri più accessibili e il risultato è ottimo. Tanti funghi da guastare in mille modi. La giornata di ieri è trascorsa nella massima tranquillità, visto anche il tempo non dei migliori, con una fitta nebbia nel corso della notte tra sabato e domenica. le condizioni del tempo saranno ad una svolta soprattutto da giovedì in poi, con caratteristiche in linea alla stagione, dopo un periodo di autentica primavera. Buono il turno di Lorenzo che, da solo, ha acceso la stufa, ha acquistato i giornali, ha preparato qualche stuzzichino e ha gestito un discreto numero di soci presenti in sala. Siamo tutti vaccinati, lo sappiamo per (quasi) certo, ma si può fare di più sul fronte della prevenzione, specie nelle sale chiuse come la nostra. Si dice: “Sperin ben!” e con quest’augurio ci rivolgiamo ai soci per una nuova settimana carica di soddisfazioni.
